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Red Fish Installazione

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Red Fish installazione

autori Serena Rossi e Carlo Malandra

ferro, vinile, vetro e spray acrilico   190x900x120cm  2013-2014

autori Serena Rossi e Carlo Malandra

esposto in maniera permanente al Depu-art-Lab-Gallery, Milano Nosedo, Depuratore delle acque, curatore Rolando Bellini

Dal 2013 ad oggi gli artisti Serena Rossi e Carlo Malandra hanno lavorato al Depur-art Lab-Gallery di Milano –Nosedo partendo da un piccolo progetto ad un’opera installativa dal titolo RED FISH di grandi dimensioni e di grande effetto scenico.

Questa creatura marina partendo da moduli di semplice rete metallica si è via via evoluta prendendo le forme di una balena, circa, ed il suo colore grazie agli assemblaggi con altri materiali come dischi di motori del 1800 di ferro e dischi di vinile con interventi pittorici a spray acrilico rosso-arancione è divenuto proprio rosso come dice il titolo dell’opera stessa.

L’installazione nasce dall’idea dell’acqua in una location d’eccellenza dove proprio l’acqua è la protagonista essenziale. La creatura marina ha subito diverse fasi evolutive fino ad arrivare ad essere essenzialmente una grande scultura leggera e colorata che mostra al pubblico l’aspetto più raro e leggero delle creatura marine.

Cinquanta milioni di anni fa, milione più milione meno, quando degli ominidi non c’era nemmeno l’ombra (Lucy, ovvero l’Australopithecus afa­ren­sis, conta la pochezza di 3,2 milioni di anni), si affacciavano alla ribalta del pianeta i progenitori dei cetacei, i mammiferi marini di grossa taglia che avrebbero da allora in poi popolato le acque oceaniche e successivamente anche i testi, letterari e non, a cominciare dalla Bibbia. Il Leviatano fa la sua prima apparizione nel Libro di Giobbe, poi è in cartellone con Giona e le sue avventure, ma è Aristotele che lo ‘battezza’ e da allora il kètos, ‘balena, mostro marino’, entra ufficialmente nella nomenclatura scientifica dove i cetacei si insediano di diritto nel mondo degli animali biologicamente determinati, ma per sempre distinti quanto a grandezza e terribilità. Thomas Hobbes nel 1651 consegna alla filosofia politica un trattato che la dice lunga sulla fama che l’animale si era conquistata nei secoli. Ma naturalmente è con Herman Melville autore di “Moby Dick” che la balena, come creatura marina che segna il limite tra il noto e l’ignoto, s’infeuda nell’immaginario moderno e diventa tratto segnaletico della discontinuità che marca il mondo contemporaneo rispetto a quello che precede l’industrializzazione.

Noi come artisti rappresentiamo una balena per denunciarne la caccia e l’uccisione. Le statistiche parlano chiaro. Le balenottere azzurre, in Antartide, sono l’1 per cento della popolazione originaria, nonostante quarant’anni di protezione totale. Alcune popolazioni di balene si stanno espandendo, ma altre no. Si stima che le balene grigie del Pacifico Orientale abbiano recuperato appieno la propria condizione originaria. Le balene grigie del Pacifico Occidentale, invece, sono le più minacciate in assoluto: contando circa cento esemplari, la specie è ormai sull’orlo dell’estinzione.

La caccia commerciale non è l’unico pericolo che le balene devono fronteggiare.  Negli ultimi cinquant’anni, da quando cioè si è cominciato a proteggere le balene, l’impatto delle attività dell’uomo sugli ecosistemi marini è profondamente cambiato. Il cambiamento climatico, l’inquinamento chimico e quello acustico, l’aumento del traffico marittimo, lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche mettono a repentaglio la sopravvivenza delle popolazioni di balene rimaste. La pesca industriale sottrae alle balene preziose risorse alimentari e le espone al rischio delle catture accidentali.

Nonostante le minacce aumentino e dal 1986 sia in vigore una moratoria sulla caccia commerciale, la Commissione Baleniera Internazionale (IWC) – organismo istituito per tutelare le popolazioni di cetacei – non è ancora stata in grado di fermare le nazioni baleniere. Norvegia, Islanda e Giappone continuano a cacciare. Quest’ultimo ricorrendo al pretesto della caccia effettuata a fini scientifici viola ogni anno il Santuario dell’Oceano Antartico (istituito nel 1994), uccidendo ogni anno oltre 500 esemplari di balene nell’area.

Le aspettative troppo ottimistiche sul recupero delle popolazioni di balene si basano sull’assunto che, a eccezione della caccia commerciale, le balene sono al sicuro esattamente come potevano esserlo centinaia di anni fa. Purtroppo questa premessa non è più valida.


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